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La Cina a Napoli
e nel meridione d'Italia |
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Non siamo informati quando Napoli con l'Italia meridionale venne a conoscenza della Cina. A Pompei giunse una statuetta dall'India in età romana: un pregevole avorio ora nel Museo Nazionale di Napoli'. Che vi arrivasse qualche artigianato anche dalla Cina, né papiri né scavi lo hanno documentato.
Greci e Romani orecchiavano un paese chiamato Xerikè o Serica per via della seta. Poteva essere la Cina o l'Asia centrale dalla quale la seta cinese proveniva. Roma folleggiò per le sericae vestes che Tiberio, come sappiamo da Tacito, proibiva agli uomini e riservava alle sole matrone. Si trattava di un'esordiente chinoiserie, fatta anche di primi tentativi di imitazione; ma neanche i surrogati, costituiti dalle bombycinae e dalle coae vestes, scongiuravano che l'erario dell'impero rimanesse prosciugato dal fiume d'oro che si apriva il letto per l'Asia. Se ne lamentava, con altri, Plinio il Vecchio'. All'epoca, il porto principale d'arrivo e smistamento delle merci che provenivano dall'Oriente era quello di Pozzuoli prima che Ostia lo eclissasse.
Altri prodotti d'importazione a Roma erano i metalli. Non sappiamo se il ferrum sericum o indicum fosse cinese; genuinamente cinesi erano i bronzi; li rendeva forse di moda a Roma Gneo Manlio, di ritorno dalle guerre partiche. Di bronzi cinesi parlavano Cicerone e ancora Plinio (e se ne recuperavano vasi nel primo Novecento a Roma, Anzio, perfino in Inghilterra a Canterbury). |
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