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Pittore di Paestum 1999 d.C. |
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PITTURE DI PAESTUM, 1999 d. C. - Enrico Crispolti
Un dialogo con il passato, tanto più se remoto, si manifesta in modi diversi. Il più caratteristico e storico è quello di una rivisitazione ideale e morale, che si faccia anche lezione di stile: o almeno di stile presunto. Come accade a Thorwaldsen, ripensando una scultura greca classica quale non esistette se non in una schematizzazione appunto ideale: dimenticandone il colore, nonché il calore. Il calore che reinventò invece Canova. Un dialogo con il passato non per negare il proprio presente, ma per cercarlo diverso, e tuttavia in intenzione affermativamente progressiva. Come, con altra inquietudine, e più in preoccupazione morale che di stile, David. Un diverso presente, rispetto alla tradizione barocca. Fu l'origine dei Neo"
nell'arte "moderna" e poi "contemporanea". Apre i problemi di un dialogo a distanza, non - seppure naturalmente anche - come stile, ma soprattutto come visione del mondo.
Il più banale dei modi è quello di schivare il proprio presente rifugiandosi in una sorta di ripristino nostalgico di un aspetto del passato. E' l'operazione tentata a suo tempo dai cosiddetti "anacronisti", manierati "citazionisti" rivisitatori letterali in particolare del Manierismo;
ma inteso in occasione d'imitazioni formale, del tutto svuotato dunque delle sue tensioni storiche. Non ne è venuto nulla, se non una mossa sbagliata, finita in opportunità di un irato antico di arredamento. Mancava una spinta ideale adeguata, una motivazione culturale adeguatamente attrezzata, una disponibilità anche specificatamente di mezzi, se non altro, per rischiare un simile confronto, anzi tentato ripristino. Per fare i conti in termini di linguaggio con il passato, si fossero almeno confrontati con la libertà irriducibile di scorrimandare e metabolizzare attraverso i tempi più disparati, d'un Fieschi, nella cui colta pittura il passato è stata la sostanza alimentante di un presente |
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