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L'agricoltura italiana nel II sec. a.C. |
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Eppure, malgrado i diversi aspetti in cui è studiata l'agricoltura italiana del cinquantennio fra II e III Guerra Punica, c'è qualcosa che non convince perché è rimasto troppo in ombra: i vari aspetti sono stati esaminati dal punto di vista cittadino - militare, politico, giuridico, tecnico-agrario -, e non dal punto di vista della campagna. Bisogna spostare l'angolazione: e non dimenticare che, se è vero che le varie proposte partono dalla città, è la campagna a suggerirle in un modo o nell'altro e la cattiva interpretazione dei suggerimenti crea la crisi della
città. Insomma occorre riesaminare il problema della produttività agraria, con gli annosi problemi di trasformazione fondiaria, e infine i rapporti tra la nuova situazione agraria e la
nuova composizione sociale. Sotto questo profilo non ci aiutano molto i vari lavori precedenti, nemmeno quelli particolarmente attenti all'aspetto tecnologico che si pongono il problema sempre dal punto di vista cittadino, come quando per es. ricercano il numero di giornate lavorative per compiere un determinato lavoro (mentre nell'agricoltura non meccanizzata uno stesso tipo di lavoro poteva eseguirsi in tanti modi diversi, con forte oscillazione sulle giornate lavorative), o come quando raccolgono linee generali sull'antica agricoltura, mentre anch'essa fu sottoposta di volta in volta a diverse variazioni. |
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