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Per una storia di Napoli capitale |
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Nella storia della città, l'elevazione al rango di capitale assume un rilievo essenziale e duraturo. Visti nel loro insieme, i sei secoli nei quali si realizza la fondamentale esperienza - da Carlo d'Angiò a Garibaldi - appaiono fortemente connotati da un'immedesimazione quasi totale tra storia cittadina di Napoli e il suo ruolo come capitale del Regno; un'immedesimazione che sospinge sullo sfondo, ma non azzera, una dialettica tutt'altro che inconsistente fra dimensione cittadina, condizione privilegiatissima di capitale e rapporto con il resto del paese. In particolare, è fin troppo evidente che trattandosi di una tendenza e di un processo che si svolgono e si precisano gradualmente, soprattutto nelle fasi iniziali è piuttosto dalla città in quanto tale che si guarda con interesse, più o meno strumentale, all'elevazione di rango e ai vantaggi che essa può arrecare, che non viceversa. È solo successivamente che si rovesciano le posizioni e che la distinzione fra i due piani si assottiglia fino a vanificarsi. A questo punto, anzi, intervengono netti, sebbene complessi, fenomeni di sovrapposizione, osmosi e identificazione che durano a lungo e fanno si che la città viva e sia in pratica esclusivamente concepita come e in quanto capitale del Regno, con effetti distorsivi assai rilevanti quali lo sviluppo abnorme dell'urbanizzazione rispetto alla dimensione strutturale della città stessa, proprio in virtù dei suoi concreti e vistosissimi privilegi sia fiscali sia giurisdizionali, prima che si annuncino segnali opposti di divaricazione e di scostamento, preludio al definitivo tramonto e annullamento formale del tanto peculiare connotato storico.
II libro, nei quattro saggi di cui si compone, ripercorre le tappe essenziali dei percorso appena delineato, cogliendone il senso complessivo da più angolazioni e con originali schemi concettuali. |
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