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Vallo di Diano |
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«Si entra in una valle stretta che si chiama Valle di Diana; questa ha ventiquattro miglia di lunghezza e tre di larghezza. Il fiume, chiamato Negro, serpeggia e scorre dolcemente in questa bella Valle, che è perfettamente piana e molto fertile. Essa è circondata da due belle catene di montagne e a mezzacosta si vedono, di quattro miglia in quattro miglia, paesi ricchi e ben costruiti». Furono i Sanseverino, conti di Marsico e dal secolo XIV principi di Salerno, fondatori nel 1306 della Certosa di S. Lorenzo di Padula, a determinare da Teggiano, fino al secolo XVI, una apprezzabile temperie socio-economica e ovviamente culturale con opere ricollegabili ad artisti di grosso spessore e fama, da Melchiorre di Montalbano a Giovanni da Noia, da Tino di Camaino a Bartolomè Ordònez, dal maestro giottesco della cripta di S. Angelo a Teggiano ad Andrea da Salerno. Dopo i Sanseverino, siamo ormai in pieno clima controriformato, gli ordini religiosi ritornarono ad essere, come in epoca tardo antica e altomedievale, i maggiori committenti del Vallo rivolgendosi in linea di massima ad artisti di buon livello e di estrazione locale. È il caso di Nicola Peccheneda che troviamo affiancato, nelle chiese del Vallo, ai Carrara, ai De Martino ma anche ai Ragolia e ai numerosissimi Colombo. |
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