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Casa Editrice: Autore/i (a cura di):
Laurenziana   Carmine Troccoli

La riforma Tridentina nella Diocesi di Capaccio (1564 - 1609)



(..dalla premessa) A metà degli anni Ottanta ebbi modo di scrivere in Comunità e Dialogo una serie di articoli relativi ai Sinodi Diocesani celebrati nella diocesi di Capaccio subito dopo la conclusione del Concilio di Trento. Dopo quei primi passi l'argomento mi ha interessato a tal punto da farne oggetto di studio per la tesi di laurea all'Università di Napoli nel 1992. Tutto cominciò con la lettura del Sinodo di Padula- (1567) di Paolo Emilio Verallo rinvenuto nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Fu il primo approccio. Infatti, subito dopo, ebbi occasione di leggere il Capitolo Generale di Diano (1580), che trascrissi da una fotocopia fornitami dalla prof.ssa Adriana Di Leo dell'Università di Salerno e contemporaneamente studiai il Concilio Provinciale di Salerno (1566) grazie alla cortesia di mons. Vittorio Giustiniani, direttore dell'archivio storico diocesano di Salerno. E, poi, tanti altri documenti consultati negli archivi diocesani di Teggíano, di Policastro, di Salerno e nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Ma il lavoro di base è avvenuto nell'archivio di Vallo, dove non solo ho avuto la possibilità di studiare le relazioni delle Visite Pastorali e delle Visite ad limina, ma ho tentato una ricerca incrociata con lo studio di centinaia di processi criminali, dai quali è risultata non solo la resistenza del clero e del popolo alla normativa tridentina, ma è apparsa chiara, altresì, una disinvolta strumentalizzazione dello spirito tridentina. II campo di lavoro nel quale mi sono mosso va dal ritorno in diocesi di Paolo Em' 'o Verallo dopo la celebrazione del Concilio di Trenta (1564) alla morte di mons. Lelio Morello (1609). E in questo spazio di tempo ho analizzato l'azione dei Vescovi, dei Commissari Apostolici, lo stato del clero e la formazione religiosa del popolo cristiano mettendo in evidenza luci ed ombre. Dall'analisi l'atteggiamento di Paolo Emilio Verallo risulta contraddittorio; egli, infatti, nonostante le raccomandazioni conciliari, preferì il lavoro di uditore rotale all'impegno pastorale. Nel contesto socio-economica-religioso ho cercato di capire le ragioni del fallimento della politica dei Commissari Apostolici, i quali, pur sinceramente impegnati nel calare nella difficile realtà della diocesi i decreti tridentini, dovettero arrendersi di fronte alle resistenze di una comunità poco propensa ad accogliere le novità, talora scomode, imposte dal Concilio. Forse ho concesso qualche attenuante a mons. Lelio Morello al quale dobbiamo riconoscere, nonostante lé sue molte cautele, l'avvio di un programma sistematico di riforma favorito dalla sua residenza in diocesi. Non potevo, poi, non fare riferimento a quanto avveniva in altre diocesi, soprattutto nella metropolia, dove ho riscontrato un attivismo culturale e pastorale per il cambio di rotta. Con questo, però, non ho inteso affermare che a Capaccio la normativa tridentina non sortì alcun effetto. Tra le righe appare che anche in questa diocesi le cose cominciarono a muoversi in favore della riforma, anche se lentamente. La ricerca è corredata da tre appendici che riportano tutti i documenti esaminati. Di questi documenti, alcuni sono stati trascritti direttamente dal sottoscritto; altri, invece, sono stati presi da testi non facilmente reperibili. La prima riguarda gli interventi di Paolo Emilio Verallo al Concilio di Trento, il decreto di erezione del Seminario di Diano, gli ordini di Rofrano del Galassi, una relazione-tipo di mons. Morello ed un processo criminale; la seconda riporta due sinodi, il Capitolo Generale di Diano con l'aggiunta del «Motu propria» di Sisto V (1586); la terza, infine, è costituita dal Concilio Provinciale di Salerno (1566) e da due sínodi di altrettante abbazie esenti di cui una nel territorio ed un'altra limitrofa. Questi due ultimi documenti aiutano per un confronto tra quanto avveniva a Capaccio e quanto si verificava in altre comunità vicine o non soggette all'Ordinario del luogo. Nel dare, adesso, alla stampe il risultato della ricerca sento il dovere di ringraziare il prof. Giovanni Romea della cattedra di storia del Cristianesimo dell'Università di Napoli, che mi è stato prodigo di consigli ed ha seguito con particolare interesse il lavoro nelle varie fasi. Un grazie sentito va anche al prof. Boris Ulianich, titolare della suddetta cattedra, per la simpatia dimostratami durante la discussione della tesi di laurea e al prof. Michele Miele della stessa cattedra universitaria per l'abbondante bibliografia consigliatami. Debbo, inoltre, ringraziare il prof. Nicola Rinaldi con il quale ho avuto il piacere di analizzare i tanti problemi trattati nel testo, il prof. Antonio Garone, rettore del Seminario di Teggiano, per avermi messo a disposizione tutti i documenti relativi alla fondazione del seminario di Diano e mons. Francesco Russo, segretario del Vescovo di Teggiano, che ha sempre spianato la via al mio lavoro di ricerca nell'archivio di quella diocesi. Per quanto riguarda i risultati raggiunti penso di aver dato una prima sistemazione critica alle vicende che si verificarono nella diocesi di Capaccio all'indomani del Concilio di Trento. Il mio lavoro, però, vuole essere soltanto una prima spinta per un più approfondito discorso su un periodo travagliatissimo di una diocesi del profondo Sud, che, priva per secoli della guida ordinaria, fece fatica ad accettare la riforma tridentina. Festa di S. Giovanni Battista 1994 Carmine Troccoli

Codice: LAU003
359 Pagine - anno: 1994


Disponibilità: Media
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