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Il Cavaliere e la vendita della saggezza |
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La professione di "venditore di saggezza" ebbe il suo profeta in Giuseppe Marotta: purtroppo questa professione è uscita dai vicoli napoletani, ha invaso l'Italia e al prodotto tradizionale (il semplice buon senso) ha aggiunto altro. Ha aggiunto una risposta a ogni problema, e, oggi, una folla di sedicenti esperti siede al capezzale di quelli che, una volta, si chiamavano "i sentimenti". Espulsi Flaubert e Dostoevskij in nome dell'esattezza scientifica, i chiacchieroni imperversano. A Rugarli è sembrato un dovere morale denunciare il potenziale di danno insito nello sciocchezzaio rovesciato su di noi dalle scuole, dalla Tv, dai giornali, dalle comunicazioni commerciali e dalla relativa scienza: così ha scritto una commedia ossia qualche cosa di congeniale ai nuovi sapienti.
In un teatro sconquassato (metafora sin troppo facile del mondo) si svolge un talk-show cui partecipano un presunto assassino, un uomo di finta scienza, un frate, uno scrittore omosessuale, una donna emancipata che è anche un medico, una prostituta e una vecchia casalinga svampita. A far gli onori di casa provvede Fabrizio Bianchi, un conduttore televisivo sollecito in pari misura dei suoi ospiti e della pubblicità da mandare in onda, mentre su tutti incombe prima la memoria, poi la presenza del Cavalier Gradassi Michele. Costui è il proprietario del teatro, e inoltre della emittente che diffonde il talk-show, di altre emittenti, di società, di immobili, persino delle Marche, insomma di un impero. Mentre l'indiziato di omicidio è figlio della fantasia di Rugarli, il magnate sembra parente stretto di altro imprenditore che sta saldamente nel mezzo del palcoscenico italiano… |
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