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Morte |
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"Sapevo di averlo generato mortale": questa fu la risposta che Anassagora, nel V secolo a.C., dette a colui che lo informava della morte del figlio. Risposta a prima vista agghiacciante, quasi disumana. Eppure, da quella risposta, non traspariva soltanto un astratto razionalismo: dai Presocratici a Platone, troviamo sia la trama delle riflessioni teoriche, sia lo scavo dei sentimenti che hanno sempre accompagnato quell'atto alla fine sempre coraggioso con il quale l'uomo guarda non soltanto alla morte, ma anche alla propria morte: la considerazione razionar come quella mitologica, quella drammatica come quella rasserenante, quella di un'etica "eroica" come quella di un'etica comune, "quotidiana".
Questo saggio ripercorre e ricostruisce non le tappe di una riflessione che si svolgerebbe ordinatamente e diacronicamente, ma le complesse e sfaccettate sfumature del concetto di "morte" quale fu pensato, all'interno di prospettive diverse e con accentuazioni diverse, dai primi filosofi greci, da Talete a Platone. |
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