|
www.napoli.it |
|
 |
Napoli è bella perché non finisce mai. La puoi prendere da sopra o da sotto e troverai sempre da salire o da scen-dere. Puoi andare all'indietro nel tempo e in avanti nel fu-turo, i suoi continui universi non ti deludono mai.
Leggendo le varie pagine dei viaggiatori nei secoli, e le tante pagine che questa incredibile metropoli ha ispirato a artisti e letterati, si ha la sensazione che ormai su Napoli si sia detto tutto. E invece, continua a stupire la ricchezza e la vitalità, la possibilità di rinnovarsi nel pianto e nel riso, nel-l'ironia e nel dolore, che ti arriva sempre da questo mondo pullulante di vita.
Libri e testimonianze fotografiche su Napoli sono ormai una tradizione. Da quando Luciano De Crescenzo si lanciò in questo primo, innamorato, genere visivo-letterario, nel desi-derio di raccontare questa città che sembra sempre vecchia e invece è sempre nuova. Questa volta Dario Assisi e Domenico Raio hanno tirato fuori la lente dell'entomologo e sono scesi per le strade e per i vicoli partendo, dal livello più basso e catastrofato della città. Voglio dire avvicinandosi alla gente che, ancora una volta, non ci delude.
L'ironia, la disperazione, l'umorismo, il sano cinismo, la malinconia e il ghigno sono impastati nella disoccupazione, nella droga, nella miseria, nelle mille frittate che il consu-mismo e l'universo colorato e impazzito della nostra epoca, mescolano e rivomitano in una sorta di livida allegria e di-sperata voglia di campare, che ci rendono sempre ad ogni incontro, ad ogni pagina, ad ogni immagine, sempre più
cara questa autopsia di un corpo amato che malgrado tutto, e proprio malgrado tutto, riesce fra i suoi tanti mali, orrori, ingiustizie, cafonate e meraviglie, a farsi amare.
Un altro libro di testimonianze, ma bello e, come sem-pre, intrigante. A me fa venire voglia di lanciarmi con un bel tuffo, in questo mare di Napoli e napoletani. Un grande arricchimento umano. E, grazie a Dio, è anche un arricchi-mento fatto di divertimento nonché di una bella lezione di sociologia.
(Lina Wertmuller) |
|
|
