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Il sogno del pazzo |
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L'uomo stava lì, immobile sul letto.
Era privo di conoscenza. Narcotizzato dai sedativi sommi-nistratigli dall'infermiera del turno di giorno.
Emanuela gli aveva fatto un'iniezione un'ora prima che il medico, lo sottoponesse all'ennesima sequela di esami.
Ancora una volta e tutto daccapo.
“...Perché mi fate tutto questo?" aveva sussurrato a Ema-nuela che non possedeva abbastanza cuore da guardarlo negli occhi. Piuttosto lo perforava, con il lungo e sottile ago, osser-vando le spesse cinghie di cuoio che ne avvolgevano il corpo per trattenerlo contro la sua volontà alla rigida struttura me-tallica del letto. Il liquido, rossastro e oleoso, scendeva lenta-mente spinto nel cilindro di vetro dallo stantuffo manovrato da Emanuela. Mentre spariva per essere inghiottito dalle vene del-l'uomo, anche lei si dev'essere chiesta perché. Nonostante co-noscesse alla perfezione le istruzioni del primario della clinica, anche Emanuela non riusciva a dare una risposta a tanto ac-canimento. Scosse il capo e si incurvò leggermente, profonda-mente turbata per quanto strazio le dava la visione di quel po-veraccio infilzato, come un S. Sebastiano qualsiasi, da una mol-titudine di cannule ed elettrodi. Il dottore sarebbe arrivato di lì a poco e con lui sarebbero ripresi gli esperimenti.
Con quale esito, però, non era dato sapersi.
Anzi, per la verità, Emanuela un'idea se l'era fatta: anche questa volta l'esito sarebbe stato vano. |
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