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Salerno nella polvere del mutamento |
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Anche verso Alfonso Gatto il nostro tempo è ingrato. E il riscontro si ha nella vasta e inspiegabile incertezza assunta sul piano editoriale nei confronti della sua opera. In contrasto con questa tendenza, il libro vuole richiamare l'attenzione sulla scrittura magica e icastica del poeta e su una forza travolgente di relazione con la storia e con la vita. Le pagine raccolte qui di Gatto dedicate a Salerno sono trepidan-ti di emozioni, intrise di malinconia, in-quiete di fronte alle situazioni presenti contraddittorie e in movimento. Qui il poeta rivendica a sé il diritto di identifi-carsi strutturalmente con la propria città.
"Salerno sono io" egli affermerà con forza in un passaggio decisivo delle sue accorate cronache sull'alluvione di Saler-no, e le sue prose, le sue poesie consen-tono di ridisegnare la prospettiva di un poeta-città, che riproduce le strade strette, che si fanno largo Campo, i gradini che si arrampicano verso il cielo di una città di mare segnata dall'attraversamento di po-poli diversi e che nel castello di Arechi, dove egli sognava di essere sepolto, rin-viene il proprio, inespugnabile baluardo aereo. I labirinti e gli slarghi dell'anima, i sussulti surreali verso un cielo da posse-dere fino in fondo, fino all'eremo di San Liberatore che si staglia dentro il niente: sono, questi, solo alcuni referenti di una geografia interiore, che Gatto prosegue con estremo amore e rigore. |
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