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Il pretore soppresso |
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Il Pretore soppresso è un romanzo autobiografico. Una serie di racconti brevi (strutturalmente autonomi) legati dal filo della memoria. Memoria vera e memoria falsa. Figure vere, e figure false, e quelle vere somiglianti a quelle false. «La morte as-semblata alla vita, i morti non parevano morti, si sovrappo-nevano ai vivi. Fatti più antichi si confondevano con fatti re-centi, i fatti non erano quelli accaduti. Erano quelli che vo-leva accadessero e forse non erano mai accaduti». Sullo sfondo, un'esperienza di vita singolare, il tenero ricordo dell'infanzia e dell'adolescenza, il nonno, la nonna, il padre, la madre, i fratelli, il salto alla vita matura, la (tardiva) scoperta del sesso. Al centro la vita di magistrato, una vita chiusa, una vita iso-lata, «solo gli altri l'hanno invidiata». E l'esperienza profes-sionale, come vissuta, come interpretata. «La parità di tratta-mento, quale che fosse la parte o l'avvocato. La ricerca della verità materiale, di sotto e nascosta dalle carte processuali». L'aspirazione a una giustizia sostanziale, il rifiuto dell'artifi-cio formale. «Questa capacità di sezionare il fenomeno, di fra-zionare il reale, di giudicare per segmenti, di ridurre il diritto a pura forma, questa cultura mi spaventa». Gravita, infine, su tutta la trama, l'idea della morte, un romanzo di ricordi, un romanzo di morti. Precipitati dall'alto, morti annegati, morti bruciati, morti sparati. E tuttavia la morte è vista in maniera serena, come elemento naturale di vita. «Venne, ed era solo, non c'era la madre a fargli compagnia. Venne, e lo prese, piano piano, adagio adagio». |
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