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Casa Editrice: Autore/i (a cura di):
Federico Garolla Editore   Vari Autori

la Zona Archeologica I Templi il Museo Paestum



Non fu forse sempre serena l'esistenza degli antichi abitanti di Paestum, una comunità pacifica, senza velleità espansionistiche, profondamente religiosa, dedita alla caccia, alla pesca, all'agricoltura. Da immigrati scappati dalla miseria, grazie alla loro operosità e al loro ingegno creativo, che non fu secondo a nessuno, avevano coronato i loro sforzi creando dal nulla uno sviluppatissimo centro commerciale, culturalmente affermato, con un ben organizzato sistema politico; avevano edificato templi maestosi, orgoglio dell'intera città, risultato tangibile di una spontanea e entusiastica cooperazione che accomunava grandi e piccoli, ricchi e poveri. Come si siano inserite o sovrapposte le genti lucane all'originaria popolazione greca non è stato ancora accertato, si trattò forse di una fusione più che di una "barbarica" occupazione. La successiva deduzione a colonia di diritto latino, operata da una Roma in espansione, non privò comunque la città di una autonomia amministrativa, lasciandole addirittura il privilegio di battere moneta bronzea fino ai tempi di Augusto e di Tiberio e il suo prestigio si accrebbe talmente che nel V secolo fu scelta come sede di vescovado. Fu probabilmente a causa di una calamità, la malaria, che aggiuntasi allo spostamento di interesse di Roma verso l'Oriente, determinava il lento abbandono della città, divenuto pressochè totale, quando i Saraceni infierirono il colpo di grazia con le loro feroci incursioni nella zona che distrussero ogni forma di civiltà. Abbandonata quindi dai suoi abitanti Paestum cadde completamente nell'oblio, rimase solo lo sporadico ricordo conservato, a volte con notevole fantasia, dalle persone colte riguardo allasua ubicazione e all'importanza che ebbe nell'antichità. Finalmente, del tutto casualmente, il conte Felice Gazola, durane la prima metà del XVIII secolo, eseguendo per conto del re di Napoli Carlo III di Borbone rilievi di carattere militare nella zona, ebbe occasione di vedere i templi che ancora emergevano dal fitto di macchie e cespugli, di farne i primi rilevamenti e di darne notizia al sovrano. La riscoperta della città antica divenne ben presto oggetto di appassionato interesse a livello europeo, testimoniato dalla larghissima diffusione delle immagini dei suoi templi attraverso ricordi di viaggio, disegni e stampe. Il fascino di questo ritrovamento accese anche Carlo III che diede infatti ordine di iniziare gli scavi. Durante quel periodo e per tutto il XIX secolo però, si trattò più di un disordinato recupero di opere d'arte destinate a arricchire le collezioni di Musei o di privati in tutta Europa, che non di esplorazioni aventi come fine la conoscenza e lo studio dei monumenti e dei reperti. Per un'organizzazione più scientifica delle operazioni di scavo si dovrà attendere il 1907 quando, sotto la direzione di Vittorio Spinazzola, si iniziò la vera e propria indagine archeologica destinata a chiarire problemi quali l'impianto urbano della città, il livello delle costruzioni, soprattutto dei templi, per riuscire a determinare la funzione sociale che questi assolvevano in passato. La conoscenza dei paraggi dei templi stessi era fondamentale per capire, attraverso la scoperta di cicmenti sicuri, quali fossero le divinità adorate e infine cercare di sapere se prima dell'arrivo dei coloni greci vi fossero nel luogo abitanti indigeni. Le indagini iniziarono, nell'aprile del 1907, dalla zona intorno alla Basilica, con risultati quasi subito interessanti: venne infatti messo in luce un primo tratto della strada Nord-Sud che da porta Giustizia giungeva al Foro a Ovest dei tempi i c l'altare relativo alla Basilica. Si ebbero notevolissimi rinvenimenti di materiale preistorico, testimonianza che il luogo era frequentato già molti secoli prima dcli'arrívo dei coloni greci. Gli scavi condotti da Spinazzola proseguirono fino al 1922 con alcune campagne tutte finalizzate alla messa in luce della Paestum di epoca romana, concentrandosi soprattutto sulla zona del Foro. Tra il 1928 e il 1939, sotto la direzione di Amedeo Maiuri, le indagini archeologiche del sito proseguirono con la ripulitura e il restauro del completo perimetro delle mura, in conseguenza del quale venne alla luce la porta Marina, con la prosecuzione dei lavori di scavo dell'impianto stradale, soprattutto nella zona intorno al Foro, con la messa in luce della parte Ovest dell'anfiteatro e la scoperta del grande ginnasio greco-romano. Furono inoltre compiuti notevoli scavi intorno al tempio di Cerere, indagando in un complesso di edifici medievali (successivamente demoliti per isolare il tempio). Contemporaneamente, a partire dal 1934 si iniziarono i lavori di scavo dell'Heraion alla foce del Sele che portarono all'eccezionale rinvenimento, fra l'altro, del ciclo di sculture di età arcaica attualmente esposte nel Museo. A partire dal 1940, anno di istituzione della Soprintendenza archeologica a Salerno, ci si indirizzò su due fondamentali direzioni: l'esplorazione dei quartieri di abitazione nella zona Ovest della città e lo scavo il più possibile sistematico delle vaste estensioni delle necropoli intorno alle sue mura. Vennero anche compiute approfondite indagini nella zona dei templi meridionali, culminate con la scoperta di tutta una serie di edifici sacri che ha permesso di identificare tutta l'area come quella di un grande santuario. Al 1954 risale la scoperta del cosiddetto "sacello ipogeico" la cui funzione è ancora oggi oggetto di discussione. Dal 1960 al 1976 il grande sforzo di indagine archeologica viene dedicato ancora e principalmente alle necropoli: è di questi anni infatti la scoperta di un gran numero di tombe dipinte di età lucana, della celeberrima tomba del Tuffatore e di interessanti necropoli di età romana. In questi ultimi anni il maggior lavoro è ancora dedicato alle necropoli, soprattutto per ragioni di emergenza e di tutela del patrimonio dello Stato. All'interno delle mura si è parzialmente scavata soltanto un'altra parte dei quartieri di abitazione; sono stati compiuti numerosi saggi di scavo, di limitata estensione, in vari punti della città, per cercare di capire la storia del suo sviluppo urbanistico e dei suoi monumenti nel corsa dei secoli, da quando cioè venne fondata come Poseidonia da coloni greci, a quando infine fu abbandonata dai suoi abitanti scacciati versole colline dalle avverse condizioni di vita venutasi a creare nella pianura.

Codice: FGE001
111 Pagine


Disponibilità: Media
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