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Casa Editrice: Autore/i (a cura di):
Franco Cosimo Panini   Angela Pontrandolfo
Agnès Rouveret

LE TOMBE DIPINTE DI PAESTUM



La ricchezza della documentazione archeologica pestana offre un campo di studio privilegiato per l'analisi della pittura funeraria sia con la Tomba del Tuffatore, monumento eccezionale per una città greca di V sec.a.C., sia con quelle attestate in modo continuo e compatto durante il periodo dell'egemonia lucana, tra la fine del V e il primo quarto del III sec.a.C. A differenza degli affreschi etruschi scoperti nella maggior parte dei casi in sepolture già violate e depredate, le tombe di Paestum hanno restituito quasi sempre pitture e corredi. Purtroppo le prime pitture portate alla luce nella prima metà del secolo scorso sono andate completamente perdute, mentre furono recuperati gli oggetti in esse rinvenuti. La maggior parte dei documenti conservati proviene dalle campagne di esplorazione sistematica delle necropoli avviata dopo la Seconda guerra mondiale, e soprattutto dalla fine degli anni 'ó0 ad oggi. Queste scoperte hanno confermato l'aspetto particolare del rituale funerario dell'area pestana testimoniando la presenza di tombe ornate da pitture in più necropoli ben distinte tra loro, sia in quelle piú vicine alle mura e direttamente legate al centro urbano, sia in quelle di numero ed estensione variabile distribuite sull'intero territorio della città. Questa pubblicazione si fonda sullo studio puntuale dei differenti contesti topografici e archeologici a cui appartengono le tombe illustrate ed espone i risultati dell'analisi filologica condotta sull'insieme della documentazione costituita dai corredi (vasi figurati e a vernice nera, vasellame di bronzo, armi, fibule e oggetti di ornamento) e dalla decorazione pittorica, ricomposti nella loro unità dopo aver preso in considerazione separatamente ciascuna classe di oggetti. Il numero delle tombe attualmente noto e sufficientemente alto; pertanto offre un campione consistente e significativo per creare una sequenza ravvicinata non solo dei corredi, ma anche delle pitture che ornavano le pareti interne di alcune tombe. L'ipotesi di lavoro, già anticipata in numerosi articoli, si fonda sul presupposto che dalla messa in sequenza da un lato dei corredi e dall'altro delle pitture, e successivamente dal confronto tra i due ordini di dati, e possibile proporre una seriazione cronologica dei monumenti ricavata non in base ad un solo criterio arbitrariamente privilegiato, come ad esempio i caratteri stilistici delle pitture o dei vasi figurati, ma sulla ricomposizione dell'insieme dei criteri propri a ciascuna categoria di documenti. In secondo luogo, la possibilità di esaminare complessivamente corredi e pitture permette di analizzare in modo più complesso e dettagliato il gioco di interazione tra i due agenti implicati nella realizzazione di tali monumenti: gli artigiani e le loro clientele. Le due serie documentarie forniscono infatti una quantità di dati sui comportamenti, i valori e i gusti di quelli che hanno voluto queste tombe, e, nello stesso tempo, sulla formazione, i saperi tecnici e il modo di lavorare dei pittori e ceramisti che hanno realizzato gli oggetti costantemente rinvenuti nelle sepolture, e di quelli che hanno partecipato alla loro costruzione e decorazione. Si é potuto stabilire che gli oggetti dei corredi funerari formano degli insiemi significanti e che le decorazioni pittoriche, ripartite in maniera regolare e ricorrente sulle quattro pareti della tomba, si raggruppano in più sistemi decorativi che, soprattutto attraverso le scene figurate, sembrano definire ciascuno dei collegamenti costanti, veri e propri programmi ripetuti e non casualmente ottenuti, ma quasi composti e usati in maniera concettualmente antitetica. Inoltre, la presenza nei corredi di vasi figurati prodotti essenzialmente negli ateliers locali che si sviluppano nel corso del IV sec.a.C. inducono inevitabilmente a riprendere, partendo da un'analisi estesa all'insieme della documentazione, il problema relativo agli eventuali rapporti tra i ceramografi e i pittori decoratori di tombe tenendo conto delle due tesi formulate: quella di M. Napoli che sottolineando la disparità dei soggetti rappresentati sulle tombe e sui vasi li rapportava a produzioni ben differenziate, e quella di R.Bianchi Bandinella e A.Giuliano che attribuiscono agli stessi ceramisti la decorazione delle tombe. Per le pratiche artigianali come per l'interpretazione dei monumenti il confronto metodico degli indici indicatori forniti dai corredi e dalle pitture ha permesso di collocare tutti i problemi affrontati in un quadro dinamico dove una situazione apparentemente monolitica assume diverse sfaccettature facendo intravvedere gradi di variabilità tra i due poli estremi di un totale parallelismo dei due ordini di evidenza e di una radicata polarità. È su questi principi di analisi, elaborati progressivamente attraverso il confronto critico costante di lavori parziali autonomamente condotti, che ci siamo proposte di esaminare e studiare le condizioni di apparizione e di sviluppo della pittura funeraria a Paestum. Il fenomeno si manifesta in due tempi. Nel primo, con la Tomba del Tuffatore si è in presenza di un caso isolato che testimonia l'esistenza nella città greca di un tipo di decorazione tombale incentrata sulla rappresentazione di scene secondo un costume praticato ai margini del mondo ellenico,. e in maniera privilegiata nel mondo etrusco se consideriamo il settore occidentale del Mediterraneo. In un secondo momento, a partire dalla fine del V sec.a.C., l'uso di tombe dipinte, benche limitato a un numero ristretto di monumenti riservati ad una élite, diventa un fenomeno ricorrente. Rispetto al consolidarsi di questo fenomeno nel caso pestano non può essere eluso un interrogativo: l'episodio isolato della Tomba del Tuffatore deve essere considerato come un segno precursore e quasi un antecedente delle pitture funerarie di IV secolo? Queste ultime non solo mettono in campo forme particolari di artigianato funerario, ma fanno quasi nascere sotto i nostri occhi un linguaggio figurativo nuovo; ed è la specificità stessa di questo linguaggio che ne rende difficile la comprensione e l'interpretazione. Infatti, le macroscopiche modificazioni del rituale funerario sono i segni più palesi dei cambiamenti avvenuti a Poseidonia sullo scorcio del V secolo con l'affermazione dell'egemonia lucana. Le pitture realizzate all'interno delle tombe durante le cerimonie funebri sono senza dubbio parte integrante di esse e probabilmente ne costituiscono l'espressione più importante. Se è vero che le tombe dipinte di Paestum si ricollegano al fenomeno più generale della pittura funeraria campana di IV secolo, é altrettanto vero che la documentazione a nostra disposizione accentua il carattere particolare del 'caso pestano' per il numero dei documenti, per la cronologia dei primi esemplari, per il periodo abbastanza lungo in cui questo artigianato si sviluppa e infine, in particolare, per la ricchezza e la qualità del repertorio iconografica. Proprio sulla ricchezza della documentazione e sul carattere ricorrente delle scene dipinte all'interno delle tombe è stato messo a punto il metodo applicato per analizzare le pitture pestane. Infatti, per la quasi totale assenza di fonti scritte, non disponendo di un corpus di testi in grado di illuminare i dati iconografici, é stato necessario `far parlare' le immagini solo attraverso il gioco interno delle loro associazioni. Partendo dunque dal principio che il sistema di collegamento delle immagini dipinte all'interno di una stessa tomba poteva essere assimilato metaforicamente al funzionamento di un linguaggio, abbiamo fatto ricorso agli strumenti analitici della linguistica per studiare l'insieme delle decorazioni. Rispetto a documenti scaturiti in maniera manifesta da un fenomeno di contatto tra diverse culture, o meglio dall'inserimento di alcune élites lucane nelle strutture urbane della città, solo un tale tipo di approccio ha evitato che si facesse ricorso a termini tautologici, quali `greco', `indigeno', `italico', che ponevano come punto di partenza quello che bisognava dimostrare. Abbiamo così assimilato le unità decorative e figurative a un lessico, la loro composizione sulla lastra a una sintassi, e il loro accostamento sulle pareti di una stessa tomba ad un discorso. A ciascuna tappa dell'analisi, la seriazione dei documenti ha ogni volta consentito di ricavare degli insiemi tipologici articolati in relazione alla sintassi decorativa dei monumenti, in rapporto alla composizione dei motivi e delle scene figurate prese isolatamente, e rispetto alle regole fisse e non casuali secondo le quali i motivi e le scene vengono associati sia su ciascuna lastra sia sulle quattro pareti che compongono una tomba.In questo modo, per tappe successive, dopo la descrizione analitica del catalogo, abbiamo potuto mettere in evidenza per l'insieme della documentazione esistente i differenti sistemi di organizzazione delle pitture funerarie pestane. Così si è operato per ogni classe di oggetti articolati in categorie tipologicamente suddivise e poi ricomposti nell'insieme costituito dal corredo della tomba. La sequenza cronologica ottenuta è diventata il punto di riferimento essenziale per ancorare e verificare i dati emersi dall'analisi strutturale delle pitture. Nel capitolo finale le due serie di dati, tipologicamente analizzati e ordinati per fasi cronologiche, sono state messe a confronto e ricomposte per proporre uno schema di sviluppo della pittura funeraria a Paestum che tenti di esplicitare in maniera organica le variazioni nei codici di comportamento, i valori, le proiezioni ideali e le credenze dei gruppi egemoni nella città nel corso del IV sec.a.C., e la natura, la formazione e una 'identità' degli artigiani che realizzarono queste pitture. Tale presentazione analitica e ragionata dell'insieme della documentazione é la base indispensabile su cui fondare e approfondire una interpretazione più specificamente antropologica attraverso l'analisi comparata con altri insiemi funerari simili. Un discorso più ampio verrà presentato in un prossimo volume in corso di elaborazione che tenta di superare la microstoria pestana.

Codice: FCP001
495 Pagine - anno: 1992


Disponibilità: Media
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