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Itinerari naturalistici della Piana del Sele <> |
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«Conoscere - dice un proverbio molto apprezzato dagli ambientalisti - vuol dire amare. Amare vuol dire proteggere». Questo assioma e perfettamente calzante se riferito all'opera che Bini, Armenante e Genovese hanno voluto dedicare alla Piana del Sele.
Questo bellissimo ambiente, ancorché assediato ed eroso da conurbazioni malefiche e da dissennati interventi industriali conseguenti al terremoto dell'Irpinia del 1980, é stato dai tre autori illustrato, spiegato, valorizzato. Con la «valorizzazione» vera, molto più amabile ed accettabile di quella, spaventosa, che i gruppi speculativi vorrebbero applicare alle ultime zone verdi d'Italia.
Con piacevoli scorribande nel passato e nella storia (così indispensabili in un ambiente come questo che ha visto sovrapporsi le più famose civiltà) e puntuali indicazioni sul presente (la f lora, la fauna, i percorsi, le emergenze), Bini, Armenante e Genovese predispongono l'animo del lettore sia alle escursioni che agli itinerari suggeriscono e preparano, sia (e questa e la cosa più importante per chi, come loro, milita in un'associazione ecologista) ad una fattiva ed attiva azione di salvaguardia.
Questi luoghi non sono, val la pena di sottolinearlo, dei luoghi qualsiasi. Si tratta infatti della vallata di un grande fiume meridionale che lambisce, nel suo tortuoso corso, il virgiliano «Alburnum ilicibus virentem» (l'Alburno verdeggiante di lecci), la tenuta borbonica di Persano, (luogo delle cacce di Ferdinando IV) il tempio di Hera Argina e il complesso dorico di Paestum. E che ospita, come ben ricorda Livio Genovese, sapiente custode dell'Oasi WWF di Serre-Persano, la più grande popolazione italiana della rarissima lontra.
Insomma un ambiente magico e antico, verde e azzurro, concentrato mirabile di storia e natura di paesaggi e, perché no, problemi, che nel libro emerge in tutta la sua complessità reale.
Fulco Pratesi |
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