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Gioco duro |
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«Io ho un certo rancore contro Sherlock Holmes, e come me ce l'hanno tutti i poliziotti in genere»: inizia press'a poco così Gioco duro, l'indiavolata ridda di casi di cronaca nera raccontati alla velocità di una raffica di mitra e con uno humour inconfondibilmente newyorkese da Michael Fiaschetti, poliziotto italoamericano e adorabile canaglia. Furti di gioielli e di cavalli, inganni e ricatti, e in un crescendo tinto di rosso, rapimenti, regolamenti di conti, stragi di poliziotti e assassini per vendicare l'onore perduto. Il detective Fiaschetti si traveste, si infiltra, coltiva i suoi informatori, fa trionfare la giustizia costi quel che costi: e intanto ci restittuisce un quadro impagabíle dei brulicanti bassifondi popolari. F, il 1929: questi racconti della malavita di Brooklyn, Manhattan, Chicago sono divorati con un misto di divertimento e di orgoglio dai connazionali. Li trovano a pontate sul quotidiano più letto dell'emigrazione, il «Corriere d'America» di Luigi Barzini sr.; mentre, in contemporanea, fiaschetti pubblica le sue memorie in inglese. Decenni prima di Serpico e dei goodfellas, al riparo dalla mitizzazione di tutti i pari "padrini", ecco un ritratto autentico, insieme spietato e ironico, duro e hard-boiled, di un uomo d'ordine irresistibilmente attratto dal mondo che combatte in prima linea. |
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