| (Napoli 1860-1934), figlio di un medico morto durante l'epidemia colerica del 1884, fu studente in medicina ma poi, terrorizzato dalle lezioni di anatomia, preferì dedicarsi al giornalismo. Cronista di "rossa" e di "grigia", seguì come inviato speciale celebri processi, tra cui quello Notarbartolo nel 1891. In seguito divenne bibliotecario e fu direttore della Biblioteca Lucchesi-Palli di Napoli. Amico intimo dei maestri della pittura napoletana, frequentatore assiduo per qualche decennio di casa Croce, ebbe rapporti con i più importanti intellettuali ed artisti italiani del suo tempo. Considerato dalla critica tra i più raffinati poeti dialettali della nostra storia letteraria, Di Giacomo fu finissimo narratore nonché drammaturgo, storico dell'arte e della musica, formidabile bibliofilo ed erudito. Nella sua vastissima produzione occorre segnalare l'edizione definitiva delle Poesie (1927); le raccolte di racconti Pipa e boccale (1893), Novelle napoletane (1914) e L'ignoto (1920); i due volumi del Teatro (1920); gli scritti storico-eruditi Cronaca del teatro S. Carlino (1891), La prostituzione in Napoli nei secoli XV, XVI, XVII (1899), Napoli: figure e paesi (1909), Luci ed ombre napoletane (1914); le monografie su Domenico Morelli (1905) e Vincenzo Gemito (1905). Appassionato studioso della civiltà settecentesca, tradusse dal francese ed annotò la Historia della mia fuga dalle prigioni della Repubblica di Venezia dette «li Piomba» di Giacomo Casanova (1911). Il suo travagliato legame amoroso con Elisa Avigliano, la giovane insegnante che sposò nel 1916, è raccontato nelle postume Lettere a Elisa (1973). Recentemente, a cura di Toni Iermano, è apparso l'inedito carteggio tenuto da Di Giacomo con la scrittrice romena Hélène Bacaloglu, Lettere a Elena (1998). | |